E’ in corso un sondaggio dalla UE per il riesame della politica in materia di Agricoltura biologica, ma quello della % di OGM da indicare sull’etichetta è un falso problema!
Il commissario UE all’agricoltura Dacian Ciolos, sembra che abbia molto a cuore l’agricoltura biologica tanto da dichiarare, in occasione del sondaggio online in corso per il “RIESAME DELLA POLITICA DELL’UE IN MATERIA DI AGRICOLTURA BIOLOGICA – LEGISLAZIONE E PIANO D’AZIONE”: ”questo e’ un buon momento per sottolineare il nostro impegno verso i più alti standard per la produzione biologica e di rivedere le nostre regole ove necessario, al fine di vedere come creare le migliori condizioni possibili per favorire lo sviluppo della produzione biologica in Europa”.
Qualunque cittadino della UE dotato di un collegamento alla rete internet, vi può aderire online, (l’adesione è anonima) dal 15 gennaio al 15 aprile 2013 cliccando QUI
Anche io parteciperò al sondaggio, come mi auguro lo facciano in tanti, ma vi parteciperò con lo spirito di chi è già convinto che non servirà a molto, dato che esso nasconde delle ambiguità sconcertanti, che lasciano supporre, alla fine, che tale sondaggio non vada certo a favore di una Agricoltura biologica libera da OGM (OGM free), anzi…
Vuoi sapere perché penso questo? Non ti serve che armarti di un po’ di pazienza e continuare a leggere fino in fondo le mie riflessioni.
Intanto devo purtroppo constatare che se il commissario Dacian Ciolos era in buona fede nel fare la dichiarazione di cui sopra (come mi auguro che fosse), allora evidentemente non ha capito bene come stanno le cose: il vero problema non è quello che per migliorare o garantire l’agricoltura biologica servano regole più restrittive, dato che l’attuale normativa sarebbe già buona così com’è, ma il vero problema semmai è essere dell’idea che possano tranquillamente coesistere un’agricoltura biologica insieme ad un’agricoltura convenzionale, che ammetta (quest’ultima) e anche se solo in minima parte, l’uso degli OGM e ciò anche se le due filiere produttive dovessero essere “tecnicamente” ben distinte tra loro!
Perché dico questo? Ma è semplice: perché l’OGM e il Biologico non solo non sono compatibili tra loro, in quanto non sono indipendenti tra loro, ma sono anche due opposti, dove però il primo (l’OGM) la fa da padrone, escludendo il secondo (il Biologico) e compromettendolo fino a vanificarlo, mentre lo stesso non dicasi per il contrario.
E’ solo una questione di tempo e l’agricoltura biologica, malgrado tutte le regole di questo mondo, finché si praticheranno, parallelamente e contemporaneamente anche le convenzionali coltivazioni con gli OGM, si ritroverà prima o poi contaminata fino al punto tale che sarà pura illusione o anacronistico parlare di “prodotto biologico”. Anzi, se vogliamo in parte già lo è rispetto ad altri fattori ambientali come l’aria (e quando dico aria mi riferisco anche agli “annessi e connessi” per dirla alla Totò, come ad es. tutti gli inquinanti atmosferici ivi comprese le radiazioni nucleari) e l’acqua, che insieme contaminano costantemente tutte le produzioni agricole e quindi anche quelle biologiche.
Voler credere e voler far credere che un problema di tale portata sia affrontabile e risolvibile semplicemente revisionando la normativa dell’agricoltura biologica in senso più restrittivo o semplicemente realizzando particolari investimenti e adottando norme sulla coesistenza tra le colture OGM transgeniche e quelle Biologiche (vedi sentenza della Corte di giustizia Ue), seppur in modo limitato e/o controllato, è questo un fatto puramemente demagogico e tipico di certi uomini politici di basso profilo, che dimostrano poca obiettività e lungimiranza.
Per definizione l’agricoltura biologica è:
«… un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale»
Non c’è bisogno dunque di una consultazione popolare per sapere che gli OGM vanno contro il biologico e lo si indica anche nella premessa del quesito 4.5 del sondaggio: “Gli organismi geneticamente modificati (OGM) e i prodotti ottenuti da o con essi sono considerati incompatibili con il concetto di produzione biologica. Non possono essere utilizzati nell’agricoltura biologica o nella lavorazione di prodotti biologici.”
Ma allora perchè si è indetta questa consultazione “popolare” tra virgolette (come se poi tutto il popolo fosse solo quello della rete internet), ammettendo una possibilità di revisione e di scelta da parte del consumatore su questo basilare principio?!
Certo mi si replicherà dicendo: “ma per verificare il livello di consapevolezza, sensibilità e conoscenza dei cittadini europei nei confronti della problematica OGM ed alle sue implicazioni rispetto all’agricoltura biologica”.
E’ ovvio che è così, ma è proprio questo il punto!
Si è stati sufficientemente chiari nel formulare i quesiti del sondaggio?!
Perché dall’impostazione delle domande, a mio avviso, si lasciano intendere delle cose inesatte o per lo meno inconsistenti a livello scientifico…e comunque fuorvianti.
E faccio un esempio per tutti.
Nella premessa del questito 4.6 si giustifica la presenza accidentale del limite consentito dello 0,9 % di OGM negli alimenti biologici nell’affermare: “visto che i sistemi biologici non sono isolati dalla catena generale di produzione (coltivazione, raccolta, trasporto, stoccaggio, trasformazione)”; si fa pertanto apparire la contaminazione da OGM nei prodotti biologici come un fatto puramente accidentale, direi anche fisiologico e risolvibile attraverso la semplice separazione e distinzione delle catene produttive tra il prodotto convenzionale e quello biologico, ammesso (e lo si chiarisce pure) che il cittadino sia disposto a farsi carico dei relativi costi… quando noi (ma credo anche il commissario Ciolis e se non lo sa ancora glielo facciamo sapere ora), sappiamo bene che la contaminazione non avviene solo per questo motivo!
La contaminazione avviene anche e direi soprattutto per cause naturali (e che non so fino a che punto possano definirsi “accidentali” visto che rientra nel normale comportamento della natura stessa) ad opera di pollini di piante OGM che accidentalmente vanno a depositarsi e a germinare sugli stimmi di piante biologiche fecondandole e trasmettendo genotipicamente alla progenie di queste piante le sequenze del carattere genetico modificato dall’uomo, a prescindere dalla sua espressione o meno.
Questo trasferimento di polline può avvenire per le piante ad impollinazione anemofila con gli spostamenti di aria (vento) e per quelle a impollinazione entomofila per mezzo degli insetti pronubi e si sa bene che sia l’aria che gli insetti vagano liberamente (buon per loro) nell’ecosistema generale, senza previsioni di sorta alcuna e/o soluzioni di continuità, così come avviene anche per l’acqua, per i gas inquinanti, le radiazioni e quant’altro.
Perché dunque nel sondaggio si vuole illudere il cittadino europeo con una tesi, come dicevo precedentemente, incosistente a livello scientifico, che per ovviare e controllare la contaminazione OGM basterebbe semplicemente agire investendo risorse per la separazione delle catene di produzione, quando di certo si sa che né questo e neanche le “appropriate” distanze tra le colture risultano essere metodi sufficienti a scongiurare le contaminazioni?!
La contaminazione biologica tramite polline può avvenire, come si diceva, per le piante ad impollinazione anemofila, anche nel raggio di decine, centinaia di km (se consideriamo le grandi correnti d’aria in alta quota) e per diversi km per le specie a impollinazione entomofila!
Perché dunque queste cose non le si spiegano ai cittadini europei in tema di sondaggio?
Sarà forse che invece di cercare il sistema per migliorare l’agricoltura biologica (come dalla premessa del commissario Ciolos), attraverso il sondaggio non si voglia piuttosto trasmettere questo messaggio precauzionale per abituarci all’idea che il limite massimo di residuo OGM negli alimenti biologici sarà destinato, d’ora in poi, a continui rimaneggiamenti verso l’alto, in previsione delle nuove leggi che consentiranno l’invasione dei prodotti OGM sul mercato e che secondo me, in maniera occulta già avviene visto che il problema è già di mancanza di chiarezza nelle etichettature dei prodotti?!
Spero, nell’affermare ciò, che non mi si accusi di fare il processo all’intenzione o di essere un malpensante, proprio ora che sto cercando di riappacificarmi col mondo, dopo decenni di contrasti, attraverso la pratica Zen: in fondo questo articolo non avrei voluto mai scriverlo, ma sono stato invitato a farlo eppoi qualcosa dentro di me è scattato e mi costringe a parlare… ahimé sono ancora schiavo dell’etica e il mio scopo è solo cercare di fare un po’ di chiarezza e consentire agli altri di partecipare al sondaggio con maggiore spirito di consapevolezza.
Perché, dicevo, gli organizzatori del sondaggio o chi per essi, non spiegano ai cittadini europei come intendano fare per evitare che la contaminazione non si diffonda alle specie affini spontanee e che poi fungeranno da perenne serbatoio OGM?
Perché contestualmente al sondaggio, non si informa prima i cittadini che per OGM (Organismi Geneticamente Modificati) si intendono, indistintamente, sia i cosiddetti “mutanti” (mutazioni indotte) che si ottengono per bombardamento degli organismi con radiazioni ionizzanti ad alta frequenza e/o con l’uso di sostanze chimiche teratogene, sia quelli cosiddetti “cis-genetici” in quanto ottenuti per trasferimento di materiale genetico di origine vegetale nel corredo cromosomico di altrettanti vegetali, sia quelli detti invece “trans-genetici” più efficaci di tutti e di ultima generazione, che si ottengono trasferendo sequenze geniche di animali nel corredo cromosomico dei vegetali?
Ovviamente non sarà un caso che tali distinzioni non si accennino nemmeno nel sondaggio (ecco riemergere il malpensante che è in me) e, sia chiaro, non che le distinzioni servano a dimostrare che esiste un tipo di OGM buono o lecito, tutt’altro, ma non le si fanno semplicemente per non erudire le persone, per non creare “inutili” allarmismi e soprattutto per far si che tutte le tecniche OGM siano considerate alla stessa stregua, normale amministrazione, facendo passare piano piano e sottobanco, sulla pelle di tutti i cittadini ignari, il più abominevole e innaturale di tutte le tecniche OGM che è appunto la “transgenesi” che vede fondere insieme e contronatura, un animale con un vegetale!
Detto per inciso, la mia contrarietà agli OGM di tutti i tre tipi di cui sopra, non è ravvisabile tanto per il probabile (ma diciamo anche accertato) rischio alla salute, ma quanto per un discorso di “etica biologica”: l’uomo sta rendendo una eccezione della natura, qual’è la mutazione, e che di fatto trattasi di un errore di trascrizione nella duplicazione del DNA (che in certi casi rari genera vita e biodiversità, anche se in genere finisce lì e non dà origine a strascichi), dicevo, sta invece rendendo questo fenomeno “naturale quanto raro” della mutazione un fatto “ordinario”, facilmente trasmissibile, a tal punto da riuscire a produrre e selezionare intere popolazioni di nuovi organismi, che attraverso la fissazione di tali caratteri genetici, per mezzo di sofisticate biotecnologie di miglioramento genetico, danno vita, in laboratorio, a cloni e/o a organismi simili a dei cloni e con una base genetica ristretta quale effetto del fissaggio ed accentuazione del grado di “omozigosi” (e quindi di dominanza) degli alleli del carattere genetico mutato trasmesso, la qual cosa contraddice in maniera definitiva e inoppugnabile i più elementari principi della biodiversità e, di conseguenza, dell’agricoltura biologica.
Sarebbe stato ancora più utile ricordare ai cittadini europei che esiste anche il biologico cosiddetto “in conversione”, quello cioé che si pratica su terreni che fino a poco prima erano a coltivazione convenzionale e pertanto avvelenati, pieni di residui tossici, che si pretende di convertirli in biologici in soli 2 anni di tempo, destinando generalmente la vendita di questi prodotti ritenuti “biologici” alla grande distribuzione (quindi controllate bene sulle etichette del marchio biologico che non ci sia scritto “prodotto biologico in conversione” se non volete pagare per biologico qualcosa che molto probabilmente non lo è).
E’ mia convinzione che il biologico non sarà mai veramente tale finchè il consumatore risulterà essere un soggetto diverso dal produttore e che il biologico non progredirà mai fino a quando un produttore dovrà fare i conti coi costi “da sopravvivenza” di produzione o della manodopera, che costringono ad un aumento del prezzo di vendita o a ridurre la manodopera a discapito della qualità, rendendo, di conseguenza il prodotto biologico, un prodotto di nicchia e solo per i più abbienti.
Leggevo per l’appunto dal Bioreport 2011 “l’agricoltura biologica in Italia” rapporto della Rete Rurale Nazionale 2007/2013, la situazione internazionale sul biologico: l’Europa è il 2° produttore biologico al mondo dopo l’Oceania e, in area UE, il biologico rappresenta il 4,7% (8,7 milioni di ettari) della SAU (Superficie Agricola Utile).
Tra i paesi maggiormante produttori al mondo l’Italia occupa il 10° posto con i suoi 1,1 milioni di ettari (ma il dato è stazionario), mentre nella UE viene al secondo posto dopo la Spagna come estensione di superficie destinata al biologico.
Queste sono percentuali, che sebbene in crescita per alcuni paesi europei come l’Austria e la Svezia, sono tuttavia ancora molto basse rispetto all’ammontare della produzione convenzionale e ciò spiegherebbe, in un certo senso, il fatto che la questione agricoltura biologica in UE sia liquidabile attraverso una semplice consultazione online, per altro anonima e comunque non ritenuta degna di un vero e proprio Referendum popolare; tra le altre cose questa consultazione online, di cui sono venuti a conoscenza solo in pochi, per il fatto stesso di essere limitata alla rete internet, non coinvolge di certo i 500 milioni di cittadini europei!
E’ ancora mia convinzione che per abbassare i prezzi del biologico bisognerebbe semmai “revisionare e verificare” i criteri di ecosostenibilità delle produzioni convenzionali e trasferire, progressivamente, risorse da questo comparto a quello del biologico per far arrivare ad offrire i prodotti sul mercato a prezzi più popolari.
E per concludere dico in definitiva che l’autoproduzione ecoresponsabile per l’autoconsumo, personalmente, la vedo come l’unico modo per produrre un biologico a costo quasi zero, dove non esista più differenza tra il produttore ed il consumatore e quindi dove non si può più ingannare nessuno…
L’UE vorrebbe sostenere e farci credere nella leicità, ai sensi di una normativa giusta ed equa, sia delle produzioni agricole con gli OGM quanto di quelle del Biologico nel trattarle alla stessa stregua; ma chi pretende di sostenere questa tesi, portando addiritttura a suffragio delle motivazioni, lasciatemelo dire, è solo o un irresponsabile o un idiota o, nella peggiore delle ipotesi, un ipocrita che agisce, in definitiva, nell’interesse del mercato pilotato dalle grandi multinazionali, mercato che non ha niente a che vedere né con la salvaguardia dell’ambiente e né col famoso e ormai abusato concetto di sostenibilità ambientale (e quindi col biologico).
Io vivrò anche fuori dal mondo con le mie utopie anticommerciali di dono-scambio, di anticopyright con la rinuncia volontaria ai diritti d’autore, di autoproduzione per autoconsumo, ma posso garantire che ormai il mondo degli affari, del libero mercato globale, della garanzia delle leggi e dello sviluppo indefinito è letteralmente fuori di testa!
Per carità, partecipiamo pure al sondaggio, anzi lo dobbiamo fare, per quello che potrà servire e lo farò anch’io, e lo farò così come ci viene propinato dalla UE giusto perché siamo pur sempre dei cittadini europei che devono sottostare alle leggi (magari nei suggerimenti finali a fine sondaggio linkerò questo mio articolo sperando che il commissario Ciolis sia in buona fede e non se ne abbia molto a male), ma non illudiamoci che così facendo avremo fatto la cosa migliore per risolvere il problema: il vero biologico, ammesso che esista ancora, non lo garantirà mai una legge fatta da quel lupo travestito da agnello che si chiama UE e che ha esordito con la politica degli aiuti solo per sostenere e avvalorare fino in fondo i fallimentari principi dello sviluppo indefinito, del PIL, del sistema creditizio delle banche e della globalizzazione di mercato; e il biologico tanto meno lo farà mai un produttore che, solo per sopravvivere, deve sottostare e fare quotidianamente i conti con la logica del mercato della massimizzazione dei profitti a fronte dell’offerta più vantaggiosa!
E dire che noi, vecchi nostalgici, una volta promotori e sostenitori dell’agricoltura biologica, speravamo qualche decennio fa in un metodo produttivo che fosse autentico, sincero e alternativo a quelle pratiche agricole industriali depauperanti e distruttive della società dei consumi; che speravamo fosse uno sprone per il ritorno alla terra e per riconquistare quel giusto rapporto con essa, siamo purtroppo costretti a ricrederci di fronte al business industriale che sta diventando oggi l’agricoltura biologica, la quale progressivamente sta smarrendo, quando non contraddicendo, le nobili intenzioni e lo scopo sociale che si prefiggeva di raggiungere.
L’agricoltura biologica se vista in un contesto di mercato globale dove contano solo i rapporti numerici di forza, il profitto economico, la legalità (si dice “fatta la legge trovato l’inganno”), le regole di mercato dell’industria, contesto qual’è ad esempio quello del mercato europeo, non ha che da perderci e qualora dovesse anche decollare in queste condizioni, di certo non sarebbe più la nostra “vera” agricoltura biologica: il mercato del puro profitto si sa che trasforma in “merce” (per non dire in “marcio”) tutto quello che tocca!
Allora è solo alla luce di queste considerazioni e dalla consapevolezza di un quadro così assurdo della situazione sociale, economica e politica in cui ci ritroviamo a vivere, che si può comprendere e apprezzare il grande e direi anche unico valore dell’AUTOPRODUZIONE, ma che sia però quella vera, autentica, fatta per l’autoconsumo e per rilanciare i rapporti di solidarietà; quella a costo tendenzialmente zero, realizzata col riciclo dei materiali e non quella autoproduzione che oggi fa trend e va di moda, perfettamente in linea col mercato dei consumi, che in altre parole si chiama “hobbistica”; quella cioé, propagandata da certi soggetti borghesi, che si scoprono improvvisamente col pollice verde e che traggono beneficio nel praticarla solo perché alleggeriscono un po’ il proprio senso di colpa rispetto alla loro renitenza nel voler, a tutti i costi, continuare a perseguire uno stile sbagliato di vita e magari la utilizzano come nuova opportunità di lavoro per incrementare gli affari della propria “crescita infelice”.
Domenico Vitiello (alias_mimmo)
Commenti recenti